Titolazione anticorpale e vaccinazioni: le nuove linee guida WSAVA
La titolazione anticorpale è una pratica utile al fine di verificare la presenza di una immunità indotta dalle vaccinazioni già fatte. Consigliata anche dalle ultime linee guida WSAVA sulle vaccinazioni, è pratica ancora poco nota.
Contenuti
In questo articolo valutiamo cosa significa vaccinare in modo corretto il proprio cane e gatto e come utilizzare la titolazione anticorpale in modo utile.
Vaccinazione del cane e gatto: le nuove linee guida WSAVA
Vaccinare i nostri animali, singolarmente, significa contribuire a raggiungere “l’immunità di popolazione“.
Lo scopo della vaccinazione dunque, non è solo la protezione del soggetto sottoposto a trattamento ma anche di ridurre la prevalenza di una certa malattia in una data area.
Più animali vengono vaccinati meno possibilità ci sarà che si verifichino epidemia in una data area.
Oggi però sono proprio le nuove linee guida della WSAVA (Associazione Mondiale di esperti medici veterinari in fatto di malattie infettive) a decretare la necessità di ridurre la frequenza delle vaccinazioni.
Ed è per questo che consiglia di effettuare la titolazione anticorpale.
Uno degli scopi delle linee guida è, dunque, anche quello di determinare quale sia la corretta frequenza del vaccino, per ridurne la somministrazione al singolo soggetto.
Questo per evitare vaccinazioni inutili e per minimizzare il rischio di reazioni avverse.
I nostri amici pelosi necessitano di vaccinazioni, esattamente come noi umani, per poter avere un sistema immunitario efficiente contro malattie potenzialmente molto pericolose e/o mortali.
Fino a qualche anno fa si pensava che la miglior copertura potesse essere ottenuta effettuando il vaccino una volta all’anno, per tutti i tipi di malattie, sia batteriche che virali.
Oggi è noto che tale pratica non soltanto è scorretta, ma anche sconsigliata.
Vaccini per cani e gatti: tutti lo stesso piano vaccinale?
Considerando la quantità di malattie presenti e le diverse abitudini di vita che i nostri animali hanno, verrebbe da dire di no.
I piani vaccinali non possono essere tutti uguali per cani e gatti o animali di tutto il mondo, ecco perché noi veterinari abbiamo la possibilità di seguire delle linee guida (WSAVA Vaccination Guidelines – Italian (2015) ) che vengono date per tutti i medici del mondo, stilate da un gruppo di esperti, facenti parte della WSAVA (World Small Animal Veterinary Association).
Questi compongono un documento che fornisce e riporta l’evidenza scientifica in base alla quale sono state fatte le diverse raccomandazioni.
E’ ovvio che ogni professionista poi modula le scelte in base alla localizzazione geografica, maggiore o minore incidenza di malattia nella sua zona, abitudini di vita dell’animale ecc. ecc.
A partire da queste considerazioni sono stati classificati due gruppi di vaccini:
- i vaccini chiamati core che sono altamente raccomandati;
- i vaccini non-core che possono essere fatti in base alla necessità, e stile di vita del soggetto.
La scelta del veterinario dovrà quindi basarsi su questi due gruppi di vaccini.
Qual è il piano vaccinale più idoneo
Vaccini core: per cosa è certamente meglio vaccinare?
Questo gruppo è rappresentato da vaccini per la prevenzione di malattie con queste caratteristiche:
- eziologia (causa) virale
- presenti in tutto il mondo
- altamente contagiose
- potenzialmente mortali.
Tali vaccini core per il cane sono quelli che proteggono da:
- Cimurro (Canine Distemper Virus, CDV), lo stesso gruppo virale del morbillo umano
- Adenovirus canino (Canine Adenovirus, CAV) la cosidetta Epatite
- varianti del Parvovirus canino di tipo2 (Canine Parvovirus 2, CPV-2).
Nel libretto di vaccinazione queste tre malattie vengono normalmente identificate con la sigla CEP; il vaccino è più frequentemente un trivalente, quindi un’unica somministrazione per i tre ceppi virali.
Le linee guida della Wsava considerano core anche la vaccinazione antirabica.
I vaccini core per il gatto sono quelli che proteggono contro:
- Parvovirus felino (Feline Parvovirus,FPV)
- Calicivirus felino (Feline Calicivirus, FCV)
- Herpesvirus felino di tipo 1 (Feline Herpesvirus-1, FHV-1)
- Leucemia Felina (FeLv)
Questi sono i vaccini che bisognerebbe sempre fare e che noi consigliamo in assoluto.
Quando fare il primo vaccino ai cuccioli?
Il ruolo del colostro.
Le vaccinazioni fino a qualche anno fa venivano effettuate dopo le 8 settimane di vita, con un richiamo dopo 30 giorni e poi ogni anno, sia per le malattie virali che per le batteriche.
Oggi le cose vengono affrontate in modo diverso, proprio grazie alle nuove evidenze che hanno dimostrato il ruolo fondamentale della copertura immunitaria data dalla madre ai piccoli.
Il colostro, cioè il primo latte materno, è ricco di sostanze importantissime per il cucciolo e anche il mezzo attraverso il quale i piccoli ricevono un’immunità passiva (cioè non prodotta da infezione, come quella che si crea con un vaccino ad esempio o dall’incontro con un antigene).
Tale immunità deriva da anticorpi materni che passano attraverso la placenta nel circolo del piccolo, ma anche da un grande numero di immunoglobuline (anticorpi appunto) che si depositano nella ghiandola mammaria nell’ultimo terzo della gravidanza e che poi si riversano nel primo latte, appunto chiamato colostro.
Il colostro assunto dai cuccioli entro le sei ore dalla nascita è quello maggiormente ricco di queste sostanze, che vengono assunte comunque in buona dose entro le 12/24 ore dal parto, dal cucciolo; entro le 18 ore nel gattino.
Il trasferimento di anticorpi nel latte comunque avviene in minima parte durante tutto il periodo dell’allattamento.
L’efficacia dell’immunità passiva e la durata della sua presenza nei piccoli, dipende da vari fattori:
- dalla quantità e qualità di colostro assunto
- Se c’è stato un forte gocciolamento del primo latte subito prima del parto il colostro potrebbe essere disperso prima della sua assunzione
- in caso di parto prematuro, gli anticorpi sono meno presenti: c’è abbastanza
quantità, ma scarsa qualità del latte - dalla vivacità del cucciolo: cuccioli meno vitali riescono ad assumere meno colostro
- dalla quantità di cuccioli nati: troppi cuccioli con poco latte
- salute del cucciolo: se ha problemi di malassorbimento intestinale, il colostro non riesce ad essere assunto in modo efficace
- dallo stato immunitario e nutrizionale della madre: se la madre ha una scarsa immunità non sarà in grado di trasferirla ai piccoli.
Non è quindi un dato standard.
Ciò che è certo è che se è presente un’ immunità passiva, questa impedisce al sistema immunitario del cucciolo di essere efficace nell’immunità attiva, quella cioè che si deve attivare quando si inocula un vaccino.
Protocollo vaccinale “core” per i cuccioli. Gli errori da non fare
Sai che con la poppata i cuccioli acquisiscono il 99% degli anticorpi materni diretti contro l’epatite infettiva, il 90% di quelli diretti contro la Parvovirosi e il 77% di quelli diretti contro il cimurro? [1]
Ciò significa che il cucciolo, quando nasce è già coperto dalla madre (se questa è stata vaccinata) e che effettuare un protocollo vaccinale precoce, come si usava una volta a 60 giorni, con un solo richiamo a 90, non è più da considerare una pratica valida.
Infatti l’immunità passiva può durare nel tempo da 6 a 18 settimane, a seconda di tutti i fattori che ti ho elencato più su.
Ciò significa che se faccio un primo vaccino quando ancora è presente l’immunità passiva, il cucciolo diventerà scoperto totalmente in quanto l’immunità passiva sarà annullata dal vaccino ed al contempo il vaccino non sarà in grado di produrre immunità attiva.
Ma se, al contrario io faccio il primo vaccino oltre le 12 settimane (8/12 settimane è il momento in cui nella maggioranza dei casi scema la copertura passiva), potrei lasciare totalmente scoperto il piccolo, perché non posso prevedere l’effettiva durata della copertura, considerando che in alcuni potrebbe già essere assente a 6 settimane.
Complicato vero? E allora che si fa?
Si agisce facendo più richiami.
Per il primo vaccino bisogna tenere in considerazione il fatto che i cuccioli di taglia grande smaltiscono più velocemente l’immunità passiva, rispetto a quelli piccoli, in quanto il tasso di crescita influisce sulla degradazione degli anticorpi.[1]
In questo modo il primo vaccino lo si effettua a 6/8 settimane di età, a seconda della taglia.
Si crea la così detta finestra di vulnerabilità in cui il cucciolo potrebbe avere ancora anticorpi materni e quindi essere scoperto, sia dall’immunità passiva che dalla attiva ed in cui è consigliato non frequentare luoghi di possibile contagio.
Si prosegue poi con più richiami a distanza di 3/4 settimane, in modo che al termine del ciclo ad almeno 16 settimane, l’immunità attiva sarà presente ed efficace.
La Wsava consiglia di terminare il ciclo vaccinale effettuando un ulteriore richiamo dopo 26 settimane dall’ultimo (6 mesi e mezzo circa).
Le successive vaccinazioni dovrebbero essere somministrate ogni 3 anni.
Protocollo vaccinale core per i gattini.
Il discorso è diverso invece per i gattini.
Nonostante si inizi a fare i vaccini nello stesso periodo, per gli stessi motivi che hanno portato a questa scelta nel
cane, per i gatti la frequenza vaccinale nella sua vita non può essere la stessa.
La copertura immunitaria è permanente o comunque persistente per la sola Panleucopenia infettiva (FPV) e quindi
per questo vaccino si consiglia la rivaccinazione triennale, oppure il test anticorpale (anche se viene poco utilizzato a causa dei costi).
Per le altre malattie purtroppo la copertura non soltanto non è persistente, ma non è nemmeno efficace sempre al
100%, tanto che il gatto potrebbe infettarsi (soprattutto per malattie respiratorie), rimanere potenzialmente infettante
e non mostrare alcuna sintomatologia, nonostante il vaccino.
Può quindi mostrare la malattia, in condizioni di forte stress o diminuzione delle difese.
Questo porta a consigliare la rivaccinazione certamente una volta all’anno, per gli altri vaccini core, almeno in quei gatti che sono considerati a rischio.
E’ anche da considerare il fatto che l’immunità maggiore la si ottiene entro i tre mesi dall’inoculazione del vaccino e ciò è da tenere maggiormente presente, se il gatto deve essere portato in pensione.
Ma quali sono i gatti considerati a rischio?
Tutti quelli che hanno accesso all’esterno o che vivono con gatti che hanno accesso all’esterno, nonostante loro stessi non escano.
Il test anticorpale per il cane a Verona: in cosa consiste?
Il test anticorpale come abbiamo visto all’inizio è un semplice esame del sangue che ci consente di verificare se il cane ha una immunità attiva efficace, cioè se i suoi anticorpi sono presenti in numero sufficiente.
Ma perché è importante?
E’ stato evidenziato che la copertura anticorpale per le malattie virali può permanere anche per tutta la vita dell’animale e quindi sarà necessario, prima di effettuare un richiamo fare il test, per non somministrare inutilmente il farmaco.
Non soltanto.
Esistono razze e situazioni in cui la risposta immunitaria potrebbe non essere presente o esserlo in misura poco efficace.
E’ questo il caso di Pitbull, Dobermann e Rottweiler, che non sempre rispondono come dovrebbero alle vaccinazioni contro la Parvovirosi.
In questi cani è quindi utile effettuare un test anticorpale un mese dopo l’ultimo richiamo per verificare se la risposta sia presente o meno, per poi poter passare alla sequenza triennale.
In generale, effettuare questo controllo potrebbe evitare la somministrazione del vaccino a 26 settimane o all’anno, potendo così passare alla vaccinazione (o eventuale ripetizione del test) dopo i tre anni.
Ma anche altri sono i casi in cui è utile effettuare il test:
- in caso di adozione di un cane in cui non si è al corrente della sua storia vaccinale,
- in caso di un focolaio nella regione di residenza,
- quando si ha il sospetto che ci sia uno stato di immunodepressione per malattia sopraggiunta,
- quando il cane è anziano, prima della partecipazione ad una manifestazione in cui è richiesto il vaccino (in tal caso il veterinario certificherà il titolo e la presenza di una immunità attiva efficace).
Il test anticorpale per il gatto abbiamo visto essere efficace solo per la Panleucopenia felina e quindi sarà ed utile solo in quel caso.
Per quali malattie è consigliato la titolazione anticorpale?
Questa pratica è utile in caso di necessità di comprendere la presenza di anticorpi che, a seconda della situazione saranno indicativi di malattia o immunità:
- Lieshmaniosi: (da fare una volta all’anno) in questo caso è predittiva di possibile malattia
- Cimurro, Epatite, Parvovirosi: (da fare ogni tre anni o più) in questo caso è predittiva di protezione da malattia
La titolazione anticorpale non è effettuabile (o quantomeno non è utile la sua valutazione) per quelle malattie la cui vaccinazione non riesce a indurre una copertura permanente, come la Leptospirosi, la cui copertura non è più duratura di un anno.
Ciononostante, può essere effettuata in caso si ipotizzi una scarsa risposta da parte del sistema immunitario o quando non si è sicuri che il paziente sia effettivamente stato vaccinato.
Infine, la titolazione anticorpale è pratica consigliata (sempre dalla WSAVA) in caso di situazioni epidemiche, in canili o strutture molto affollate, in cui ci sia necessità di effettuare un nuovo piano vaccinale.
Vaccinazione antirabica si o no?
La vaccinazione antirabica è considerata un core dal Wsava, a prescindere dal fatto che sia o meno presente nel paese di appartenenza, sia per il cane che per il gatto.
In effetti questo atteggiamento tutela soprattutto quelle zone di confine in cui un soggetto potrebbe venire a contatto con il virus.
Il nostro consiglio è quello di farlo in queste situazioni:
- in caso di cani mordaci: la presenza della vaccinazione evita la quarantena del cane se questo ha morsicato;
- se il cane dovesse espatriare ed il paese ricevente lo richiedesse;
- in caso di gatti che vivono in zone endemiche;
In caso di espatrio il test anticorpale può essere effettuato e considerato valido anche per l’estero, a patto che sia inviato ad un istituto zooprofilattico competente, per il cane.
Per il gatto, la frequenza del vaccino è data dal foglietto illustrativo del medicinale in base alla sua produzione.
Vaccini non core nel cane: quali altri vaccini sono consigliati?
I vaccini non core, sono quelli che sono stati verificati dalla Wsava come realmente efficaci (almeno nella copertura e risposta effettiva) ma che devono essere sempre valutati singolarmente per verificare se sono effettivamente utili e necessari.
Sono soprattutto quelli contro malattie di origine batterica, la cui copertura anticorpale dura non più di un anno.
Quali vaccini consigliamo noi?
In linea di massima dipende dallo stile di vita del cane, dalla sua attività e luogo di residenza.
I vaccini che tipicamente si prendono in considerazione sono quelli contro:
- Tracheobronchite infettiva,
- Leishmaniosi,
- Leptospirosi.
Leptospirosi
La leptospirosi è una malattia batterica che è portata soprattutto dal topo, ma non solo.
Viene trasmessa attraverso le sue urine che, se si depositano in una pozza d’acqua riescono a sopravvivere per lungo tempo.
Le Leptospire riescono ad infettare l’animale ospite (il cane quindi) penetrando solo ed esclusivamente attraverso piccole ferite che vengono a contatto con l’acqua contaminata (a patto che non sia acqua salmastra dove, il batterio non riesce a sopravvivere).
Gli animali che sono più frequentemente soggetti a malattia sono quelli da caccia che, durante la stagione venatoria potrebbero facilmente venire a contatto con pozzanghere infette.
C’è da dire che non solo i topi, ma anche i ricci ed i cinghiali sono portatori di malattia e quindi la possibilità di infezione è piuttosto frequente.
Anche gli animali che vivono in zone rurali sono sicuramente a rischio.
Considerando però la quantità di topi che sono presenti nelle nostre città, a meno che non si tratti di animali particolarmente anziani o con una attività motoria molto limitata, la vaccinazione è certamente consigliata anche in questa situazione.
Il vaccino attualmente in commercio copre i 4 ceppi più frequentemente coinvolti nell’infezione e questo giustifica la scelta di fare il trattamento, che dovrà essere ripetuto una volta all’anno.
Se il cane non è mai stato sottoposto al nuovo vaccino (quello precedente copriva solo due ceppi e doveva essere ripetuto una volta ogni 6 mesi) dovrà effettuare un primo vaccino, poi uno di richiamo e poi una volta ogni 12 mesi.
Tosse dei canili: Tracheobronchite infettiva
E’ malattia molto fastidiosa, soprattutto se il contagio avviene in gruppi di cani, come nelle pensioni, nei canili ed in generale dove c’è sovraffollamento.
Anche negli allevamenti potrebbe essere problematica.
Causata sia da batteri che da virus, la tosse dei canili è malattia altamente contagiosa la cui guarigione è molto difficile da raggiungere se non si riescono ad isolare i soggetti colpiti. Una tosse incessante, che viene stimolata anche dal solo tocco della trachea che può diventare anche molto profonda ed aggravarsi, soprattutto in cani immunodepressi, molto giovani o molto anziani.
Il consiglio è certamente di farlo quando frequenta pensioni, se fa esposizioni e/o manifestazioni dove ci sono molti soggetti (quindi magari viene trasportato in furgoni con altri suoi simili) o se ha l’abitudine di correre insieme ad altri 4 zampe nelle zone adibite a loro.
Il contagio infatti è molto semplice, basta uno starnuto, un colpo di tosse a distanza ravvicinata.
La sua somministrazione inoltre è molto semplice, in quanto consiste in uno spray nasale.
Leishmaniosi
La leishmaniosi è una questione a parte. Leggi questi due articoli:
L’efficacia di questo vaccino non è sempre certificata ed anche la sua somministrazione quindi va valutata di caso in caso.
Vaccini non core nel gatto: quali altri vaccini sono consigliati?
La valutazione delle vaccinazioni non core in linea di massima deve essere fatta dal medico curante in base alla
zona di residenza e dallo stile di vita del gatto, essendo tali vaccini di breve copertura ed efficacia variabile.
Questi sono:
- Immunodeficienza Felina (FIV),
- Peritonite infettiva (FIP)
- Bordetella Bronchiseptica
- Chlamydia Felis
Bene, per oggi abbiamo finito. Se hai bisogno di maggiori informazioni sulla titolazione anticorpale o sul piano
vaccinale più adatto al tuo cane o gatto, puoi contattarci direttamente da questa pagina.
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Bibliografia:
1. Immunologia Neonatale nel cane e nel gatto. Prof.ssa Paola Dall’Ara Dipartimento di Patologia Animale, Igiene e
Sanità Pubblica Veterinaria, Sezione di Microbiologia e Immunologia Veterinaria, Università degli Studi di Milano